Lavoro agile: cosa cambia quando finirà lo stato di emergenza

Riunioni online, riorganizzazione degli spazi per far coincidere i ritmi casalinghi con nuove disposizioni lavorative, utilizzo sempre più ampio della rete Internet domestica e orario di lavoro più flessibile: durante l’emergenza il mondo del lavoro ha subito un cambiamento notevole, portando le aziende ad adeguarsi a queste nuove modalità di organizzazione.

La crisi emergenziale ha comportato la necessità di adottare il lavoro agile modificandone la finalità: da percorso di flessibilità organizzativa, orientato a conciliare le esigenze aziendali e dei dipendenti, a modalità di svolgimento della prestazione lavorativa, per preservare la salute delle persone e garantire la continuità delle attività aziendali.

Quali sono, dunque, le possibilità per il futuro?

Per il settore privato, il lavoro agile “semplificato” scade il 15 ottobre per i lavoratori “fragili”, mentre i genitori con figli di età inferiore a 14 anni dovranno rientrare senza proroghe in concomitanza con l’inizio dell’anno scolastico: salvo prolungamenti dello stato di emergenza, la possibilità delle aziende di collocare i lavoratori in smart working in modo unilaterale e senza gli accordi individuali previsti dalla legge 81/2017, finisce con lo stato di emergenza legato all’epidemia di Covid-19. Per i lavoratori pubblici, è prevista invece l’applicazione dello smart working, fino al 31 dicembre, per il 50% del personale che svolge mansioni che possono essere svolte da casa.

In altre parole, per il prossimo inverno sarà impossibile pensare ad uno smart working “senza regole”: le nuove attivazioni del lavoro agile nel settore privato dovranno seguire le regole ordinarie che prevedono un accordo firmato dai singoli lavoratori, in cui viene stabilita la modalità di esecuzione della prestazione fuori dai locali aziendali e di esercizio del potere direttivo del datore, gli strumenti da usare, i tempi di riposo e le misure per assicurare il diritto alla disconnessione. Eventuali nuovi interventi normativi su questa materia saranno evidentemente legati anche all’andamento dei contagi.

Resta il fatto che lo smart working è incluso nei protocolli di sicurezza anti-Covid siglati da Governo e dalle singole aziende tra le misure da adottare, dove possibile, per garantire il distanziamento tra i lavoratori; dunque sia in caso di ispezioni, sia sotto il profilo della responsabilità del datore nella tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori, una certa percentuale di lavoro agile – dove non siano possibili altre forme di distanziamento – assicura all’azienda di aver messo in campo una misura ritenuta efficace.

Inoltre, c’è da considerare che a metà ottobre si farà sentire l’influenza stagionale e che i dati sui contagi non ci mettono ancora in una situazione di totale sicurezza. Per tali ragioni, potrebbe essere opportuno continuare a mantenere attiva la normativa semplificata e a lasciare alle aziende la possibilità di decidere in merito all’organizzazione del lavoro.

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